Duemilaventi a pezzi
Prologo di Niccolò de Mojana
Con “pezzo” si intende, in ambito editoriale, un testo scritto destinato alla pubblicazione su giornale o magazine (che sia cartaceo o digitale, poco importa). Quando chiedo a uno dei collaboratori di Kobo un “pezzo” che riguardi un libro appena uscito oppure una riflessione su un certo argomento, per il lettore che lo troverà pubblicato si presenterà però, immancabilmente, come “articolo”. In quale preciso momento è avvenuta questa trasformazione da “pezzo” ad “articolo”? Mistero. Certo, si potrebbe obiettare che tra le due parole non esista una sostanziale differenza, che entrambe si riferiscano allo stesso oggetto, che si tratti insomma di una banale formalità lessicale… Eppure sospetto che le cose non siano così semplici. E se tra “pezzo” e “articolo” ci fosse una sottile ma fondamentale différance?
Abbiamo scelto di titolare il libro che state leggendo Duemilaventi a pezzi. Il motivo è duplice. Si tratta di una raccolta di testi scritti dai nostri collaboratori nell’arco di un anno, il 2020 appunto, da gennaio a dicembre. Abbiamo scelto un articolo per ogni mese (non è stato facile escludere gli altri, credetemi!), in modo tale che il libro presenti dodici capitoli, ognuno dei quali in qualche misura “rappresentativo” del mese in cui è stato commissionato, scritto e pubblicato.
D’altra parte, questo non è stato un anno qualunque e direi che, giunti a dicembre, la sensazione di “essere a pezzi” è ormai piuttosto diffusa.
La raccolta evoca argomenti, autori, tematiche spesso molto distanti tra loro. Ci troverete dentro i filosofi giapponesi che nel corso del Novecento tentarono una sintesi tra tradizione taoista e metafisica occidentale, la lezione di vita di Michel Houellebecq in bilico tra nichilismo e poesia, le parole di un giovane scrittore che spera di non vincere il Premio Strega, un diario storico e letterario dell'anno della peste da Defoe a Ballard, una conversazione su ottimismo e pessimismo con il più celebre autore di fantascienza al mondo e – come si dice – molto altro ancora.
Ho avuto il privilegio di veder nascere tutti questi articoli e ricordo bene il momento in cui, insieme ai loro autori, li chiamavamo ancora “pezzi” e ne discutevamo finalità e dettagli e spunti. Ecco, potremmo dire che una prima differenza tra le due definizioni risieda proprio in questa dimensione di potenzialità che si esaurisce nell’atto della pubblicazione. Un “pezzo” nasce da un’idea, da una chiacchierata, da una chat, esiste allo stato embrionale nella mente di chi ne parla, non ha ancora una forma definita, non ha uno stile predeterminato, è ancora libero di trovare la sua strada attraverso una moltitudine di possibilità. L’ “articolo” invece è ciò che si trova al termine del percorso di creazione, ne è la sua stessa attuazione, la sua presa di posizione nello spazio e nel tempo, scolpita sul foglio digitale, visibile solo dopo che l’idea ha preso forma. Dalla potenza all’atto, dal caos alla forma: un processo alchimistico-letterario.
Quanti pezzi avremmo voluto pubblicare quest’anno, quanti articoli vorremmo scrivere o leggere, quanti ne immaginiamo durante la giornata, quanti ne sogniamo la notte e poi dimentichiamo al risveglio. Certamente molti più di quanti poi ne riusciamo effettivamente a scrivere e a leggere. Ecco perché mi trovo molto bene da questa parte della barricata, ovvero dalla parte di chi si limita a proporre l’idea (mentre mi trovo un po’ più scomodo se devo scrivere, come in questo momento). Perché amo assistere alla nascita delle idee ma la mia spaventosa pigrizia mi impedisce di portarle - quasi sempre - a compimento. Fortunatamente posso contare sui migliori autori e critici in circolazione. Sono loro che lavorano, io mi limito a offrire ospitalità per attivare l’esperimento, cospirare per dar vita a potenze ancora inespresse (cfr. mese di novembre).
E ora qualche ringraziamento. Mi occupo di Kobo dal 2015 e senza il supporto di Stefano Tura, responsabile di Kobo Europa e insostituibile “libraio” digitale, tutto quello che leggete non potrebbe neanche essere immaginato. È grazie a Stefano che la macchina di Kobo funziona e procede. È lui il boss.
Vorrei ringraziare anche Vincenzo Filosa, sublime fumettista nippo-calabrese, che ci ha disegnato una splendida copertina per questa nostra prima raccolta.
Infine, a costo di sembrare retorico, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno scritto per Kobo, contribuendo con le loro parole a raccontare un pezzo di 2020. Questo libro è vostro.
Duemilaventi a pezzi
Un anno di interviste, recensioni e consigli di lettura su Kobo.
La raccolta evoca argomenti, autori, tematiche spesso molto distanti tra loro. Troverete i filosofi giapponesi che nel corso del Novecento tentarono una sintesi tra tradizione taoista e metafisica occidentale, la lezione di vita di Michel Houellebecq in bilico tra nichilismo e poesia, le parole di un giovane scrittore che spera di non vincere il Premio Strega, un diario storico e letterario dell'anno della peste da Defoe a Ballard, una conversazione su ottimismo e pessimismo con il più celebre autore di fantascienza al mondo e – come si dice – molto altro ancora.
Indice:
Come ho imparato ad amare gli ebook di Eugenia Durante (Gennaio 2020)
Un paese di fan e spettatori di Matteo Moca (Febbraio 2020)
Guida filosofica al Giappone di Francesco D’Isa (Marzo 2020)
L'eterna giovinezza delle sorelle Brontë di Francesca Matteoni (Aprile 2020)
Diario dell'anno della peste e altri libri da rileggere di Goffredo Fofi (Maggio 2020)
“Spero di non vincere lo Strega”. Conversazione con Jonathan Bazzi di Rosa Carnevale (Giugno 2020)
"Mettete il dito sulla piaga". La lezione di Michel Houellebecq di Andrea Coccia (Luglio 2020)
Cent'anni di un vecchio sporcaccione di Giuseppe Luca Scaffidi (Agosto 2020)
Immaginare ai tempi del collasso di Alessandro Mazzi (Ottobre 2020)
Attivare potenze inespresse. La scommessa psichedelica di Andrea Cafarella (Novembre 2020)
Nove domande a Liu Cixin di Gianluca Didino (Dicembre 2020)
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