I libri da leggere: Karen Blixen
Di pochi scrittori si è assistito all'avvicendarsi di alti e bassi nella fama e nell'amore dei lettori, come nel caso di Karen Blixen; ed è per questo che, per far tornare la sua opera nel novero delle indispensabili, è opportuno insistere sul suo valore e sulla sua diversità o unicità. Forse la sola scrittrice (o scrittore) che possiamo paragonarle è la nostra Anna Maria Ortese, e chissà se le due straordinarie inventrici di storie al limite tra il racconto e la fiaba si sono mai incontrate. La Blixen prediligeva la forma del racconto lungo, la Ortese quella del romanzo, ma che si incontrassero sarebbe potuto accadere e forse è accaduto, perché la Blixen frequentava molto l'Italia e perché, per esempio, Elsa Morante l'aveva conosciuta e si ricordava bene di lei quando gliene chiesi. Mi disse anzi che esistevano, a Roma (a Porta Pinciana) e a Venezia due Pensioni Dinesen che erano di sua proprietà, ma non ho mai saputo se fosse davvero così. Certo è che i primi libri li firmava con un nome maschile, Isak Dinesen, e che molti racconti sono ambientati in Italia.
Di lei si spettegolava un tempo ampiamente: era così magra, uno stecco, per via della sifilide di cui l'aveva contagiata il marito? perché gli svedesi, a lei danese, si erano rifiutati di dare il Nobel – un destino che la accomuna a Borges, uno scrittore con cui ha molto in comune – nonostante Hemingway, ricevendo il suo, avesse detto nel discorso di accettazione che era alla Blixen che avrebbero dovuto darlo? Era assimilabile alla cultura del colonialismo, nel suo amore per l'Africa e nel suo rapporto con gli indigeni testimoniato da quel libro, peraltro bellissimo, che è La mia Africa, ovvero La fattoria africana dove ha vissuto anni e anni? Ne fu tratto un film da Sidney Pollack che vinse un sacco di Oscar e che rese infine celebri i suoi libri in giro per il mondo. Ma ricordo il tempo in cui pochi libri suoi si trovavano sulle bancarelle (per esempio Una notte a Parigi, titolo che nascondeva i magnifici Sette racconti gotici ora reperibili presso Adelphi col loro vero titolo). Ci vollero Hollywood e l'Adelphi per dare ai suoi libri la fama e il successo che meritavano.
Un altro Oscar arrivò qualche tempo per una versione cinematografica mediocre, ma interpretata da una splendente Jeanne Moreau, di Il pranzo di Babette, un racconto che fa parte dei Capricci del destino e che resta una sorta di manifesto delle sue idee sulla felicità, anzi sul paradiso... ma oggi si direbbe che nuovamente le sue azioni tendano al basso, e che lettori frastornati dall'assurda quantità di romanzi che riempiono per pochi giorni le librerie, presto sostituiti da altri altrettanto dimenticabili, di nuovo ignorino quest'affascinante narratrice di storie affascinanti, misteriosamente poetiche, condotte con somma abilità sul filo della fantasia e della narrazione orale.
Ho sognato per molto tempo, quando lavoravo per la Feltrinelli, di pubblicare un'antologia dei racconti di questa grande scrittrice, ma non fu possibile per questioni di diritti. Varrebbe la pena che alla Adelphi ci pensassero. La mia scelta era: dai Capricci: Il pranzo di Babette, La storia immortale (da cui trasse un bellissimo film Orson Welles, che vi recitò anche, al fianco della Moreau), L'anello; dagli Ultimi racconti: Echi e Conversazione notturna a Copenaghen: dai Racconti d'inverno: L'eroina, La favola del mozzo, Alcmene, Il pesce, Peter e Rosa e i due racconti che aprono e chiudono il libro e che avrebbero aperto e chiuso l'antologia, Il giovanotto col garofano all'occhiello e Un racconto consolante. Un sogno, forse irrealizzabile.
Ogni storia è invenzione e verità, ed è impossibile, diceva la Blixen, inventare storie che non contengano in fondo una qualche verità, ma è certo dei grandi artisti (la figura in fondo androgina che la Blixen perlustra in tanti dei suoi racconti) far sì che ogni storia sia, oltre che verità, il punto di partenza e il punto di arrivo di ogni altra storia, specchio degli specchi e vaso dei vasi, filo colorato di un interminabile gomitolo di rivelazioni senza vera scoperta: perché tutto, sempre, rimanda e ricomincia, si disloca e si moltiplica, si assottiglia e si espande senza che il bandolo ne sia fissabile. Un bandolo che c'è tuttavia, anche se ogni opera, ha scritto la grande Karen, “è l'idealizzazione e la perversione, la caricatura di se stessa: e il pubblico ha il potere di farne, nel bene e nel male, questo e quello”. Ha anche detto, rispondendo ai suoi critici: “Certo che i miei racconti sono artificiali! Lo sono volutamente, perché questa è l'essenza dell'arte della narrazione.”
Nel suo accostamento a quel mondo africano dove ha voluto passare quasi tutta la vita, da nordica affascinata, Karen Blixen ne ha preso la libertà nei modi del racconto, l'amore per gli intrecci favolosi, la ricchezza delle metafore e delle implicazioni morali trascinando i suoi lettori in un vortice di possibilità, nei risvolti possibili e più intensi della realtà, nel gusto per l'imprevisto che sta dietro l'angolo, nel rimando a una radicale esigenza di narrare e di ascoltare storie che il genere umano ha sempre coltivato, e che sembra oggi trascurare in favore di un realismo piatto e superficiale.
Nonna favolosa, sciamana indoeuropea, l'amata Karen ci permette di muoverci tra fantasia e realtà, tra il palese e il nascosto, allieva allo stesso tempo dei narratori orali della sua Africa e del suo concittadino e antenato più illustre, Hans Christian Andersen. Un Andersen per quegli adulti che hanno ancora il bisogno di perdersi tra il reale e il fantastico, dentro le contraddizioni originarie.

La mia Africa
Vissuta fino al '31 in una fattoria dentro una piantagione di caffè sugli altipiani del Ngong, Karen Blixen ha descritto con una limpidezza senza pari il suo rapporto d'amore con un continente. Sovranamente digiuna di politica, ci ha dato il ritratto forse più bello dell'Africa, della sua natura, dei suoi colori, dei suoi abitanti.
Visualizza eBookGoffredo Fofi (1937) è scrittore, attivista, giornalista e critico cinematografico, letterario e teatrale. Dopo aver contribuito alla nascita di storiche riviste quali i Quaderni piacentini, Ombre rosse e Lo straniero, attualmente si occupa degli Asini.
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