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Leggerezza calviniana

Di Ilaria Gaspari • ottobre 13, 2023

Questa è la storia di un errore, che però offre l’occasione di domandarci cosa sia la vita postuma di un autore, la sua eredità in un mondo digitale; e il sollievo di ricordarci che uno sbaglio può essere una possibilità creativa. Dalle parole dei grandi scrittori, infatti, continuano a sbocciare storie in innesti inaspettati, anche molti anni dopo che l’ultima frase è stata impressa sulla carta.

In questo caso, l’errore ha messo radici proprio fra le pagine dell’opera che Italo Calvino, nato un secolo fa, lasciò incompiuta perché il tempo dell’ultima parola lo sorprese ancora al lavoro, nel settembre ‘85: le famose Lezioni Americane.

Sei dissertazioni sull’arte dello scrivere di cui si cita sempre la prima, che è poi il luogo del fraintendimento: la si cita a proposito e a sproposito, per affetto o impazienza, tradendo qualche volta, nella smania di omaggiarlo, lo spirito che anima il progetto di questi “promemoria per il prossimo millennio”, come recita il titolo anglosassone, Six Memos for the Next Millennium. Mi piace immaginarle come muse postmoderne, le sei istanze letterarie scelte da Calvino per il ciclo di lezioni che avrebbe tenuto ad Harvard nell’anno accademico ’85-’86 se un destino nefasto non avesse trasformato i Memos in un testamento ideale (nonché in un clamoroso, longevo successo): leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, coerenza. Eteree come le sirene che secondo il mito appartengono tanto all’acqua quanto al cielo, e trovano la loro sola vocazione nell’incanto del cantare, sorreggono il paradigma di un’idea illuministica e illuminata della letteratura, da traghettare nel futuro mentre finisce il Novecento.

L’ultima – la coerenza – è rimasta nella forma abborracciata di progetto incompiuto, e in quest’incompiutezza si indovina una vena di poesia, come se l’armonia del tutto e delle parti trovasse realizzazione solo nell’apertura, nell’infinita potenzialità degli sviluppi combinatori a cui Calvino ha dato forma precorrendo l’inventiva di tecnologie di là da venire. Quanto alla prima, la leggerezza, oggi viene ripresa a ogni piè sospinto in un’espressione antonomastica – leggerezza calviniana – che ricorre nelle recensioni, nei corsi di scrittura, negli elenchi di buoni propositi, nei discorsi motivazionali, nei complimenti sorridenti che qualche volta nascondono la difficoltà di prendere sul serio chi, nella prosa e nella vita, osa prendere la strada più lieve e giocosa, stare dalla parte della cicala. A furia di esser tirata in ballo, la povera sirenetta ha cambiato espressione, forse per stanchezza, forse perché rimanere identici a sé stessi non è possibile, finché si vive.

Eppure rappresenta un principio poetico di tutto rispetto, su cui Calvino fonda il bilancio della sua carriera di narratore: “Dopo quarant’anni che scrivo fiction, […] è venuta l’ora che io cerchi una definizione complessiva per il mio lavoro; proporrei questa: la mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso; ho cercato di togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città; soprattutto ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio. In questa conferenza cercherò di spiegare – a me stesso e a voi – perché sono stato portato a considerare la leggerezza un valore anziché un difetto”.

La cosa buffa, è che in questa lezione non compare la frase che più di frequente si cita quando la si chiama in causa. La conoscerete anche voi; magari l’avete letta da qualche parte – basta digitare leggerezza calviniana e salta fuori da ogni motore di ricerca – oppure l’avete sentita nel monologo di Sabrina Ferilli a Sanremo 2022. È quella che dice “Prendete la vita con leggerezza. Che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore”, e che Calvino non ha mai scritto.

L’ha scritta infatti Mattea Rolfo, insegnante, scrittrice e blogger di Cuneo, nel 2007. L’ha scritta come parafrasi personale della lezione calviniana; ma, postato sul suo blog, l’aforisma è stato condiviso da qualche utente che, con un bel paio di virgolette, gli ha messo le ali ai piedi: da allora ha viaggiato in lungo e in largo, è comparso in esergo a saggi di autori blasonati, è stato rilanciato da case editrici serissime, con la firma di Italo Calvino.

Solo che la frase più citata delle Lezioni Americane nelle Lezioni Americane non compare.

La storia della falsa attribuzione è diventata un piccolo giallo, e in quanto tale ha trovato i suoi solutori. Il detective che con acribia l’ha ricostruita è un filologo, si chiama Giuseppe Regalzi e ha dedicato all’apocrifo un articolo appassionato e spassoso, in cui ne rintraccia le origini. Luigi Bruschi ha poi dettagliatamente ricapitolato la vicenda in un post del suo blog La città invisibile sul sito dell’Espresso, all’indomani del monologo sanremese che portò l’aforisma all’acme della popolarità.

Come in molti gialli, gli indizi erano sotto gli occhi di tutti: la figlia di Italo Calvino, Giovanna, che una foto famosa (e facile da reperire in rete almeno quanto la citazione sulla leggerezza) ritrae bambina con un gran sorriso accanto al papà tutto concentrato, aveva condiviso su Twitter prima le sue perplessità sull’attribuzione della frase, poi la segnalazione che “questa frase non è di Italo Calvino”. Eppure, l’apocrifo ha continuato a girare. L’aspetto più disarmante di tutta la faccenda è che l’autrice della parafrasi non ha certo agito da falsaria: sono state le vie della rete a creare il caso. Nell’intervista che Luigi Bruschi le ha fatto a corredo del suo articolo sull’affaire leggerezza, Mattea Rolfo, che ama Calvino e l’ha letto tutta la vita senza sognarsi mai di poter essere scambiata per lui, si racconta divertita e stupefatta dell’accaduto.

Questo piccolo apologo ci parla di tante cose. Innanzitutto della voracità con cui il nostro tempo tende a volersi appropriare dei consigli: le Lezioni sono un testo che parla di letteratura, non di come “prendere la vita”. La leggerezza che difendono è una leggerezza letteraria. Questa trasposizione da un campo all’altro, dal poetico all’esistenziale, dice molto di quanto siamo affamati di consigli, di motivazioni, di principi da seguire, e assuefatti alle pillole d’auto-aiuto che ingoiamo scrollando i social a un ritmo che ci rende superficiali, non leggeri. Il richiamo a una velocità performativa impossibile da soddisfare divora i minuti, le ore e i pensieri, e invano proviamo a consolarci della nostra stanchezza abbuffandoci di motti e citazioni: forse saremmo più riposati, più freschi e più svegli se ci concedessimo il tempo di riflettere sullo stile, sulla scrittura, su tutto quello che non si vede e non si può esibire; se ci concedessimo il tempo beato del gioco e dell’ozio, che può essere gaio e ingegnoso, come proprio Calvino ha insegnato.

In secondo luogo, questa storia ci porta a riguardare i promemoria per il nostro millennio non più così nuovo, da un’altra prospettiva. A chiederci se Calvino se lo sarebbe immaginato così, questo tempo: caotico, superficiale, ma anche infinitamente creativo, e per vie che ci lasciano sgomenti e divertiti.

Sarebbe contento, Calvino, del fraintendimento?

Azzarderei un no, anche solo per la violazione dei principi dell’esattezza e della coerenza. Però, ripensandoci, forse potrebbe fargli piacere, affacciarsi a vedere come continuano a vivere il gioco e l’inventiva; come la tecnologia apparecchi infinite nuove possibilità narrative ampliando a dismisura la sua idea laboratoriale e combinatoria della letteratura, quella che l’avvicinò all’Officina di Letteratura Potenziale, l’Oulipo (in francese Ouvroir de Littérature Potentielle) che incrociava destini di scrittori e matematici, che l’univa a Queneau e a Perec, mentre sfogliava storie in castelli di carte, progettava città invisibili e innamoramenti fra lettori prigionieri dell’incantesimo del libro. E, anche, come la sua opera forse più visionaria, il lavoro enorme di ricostruzione del repertorio delle fiabe italiane, altrimenti destinate a disperdersi in frammenti di voci dialettali, nella labilità della memoria orale, abbia precorso l’immensa potenzialità d’archiviazione, conservazione e accessibilità – di parole, storie, trame e lasciti – che il digitale continua a sviluppare.

Forse in fondo gli piacerebbe, vedere come la sua leggerezza attraverso mille metamorfosi prova a resistere allo sguardo pietrificante del tempo. Come nel mito di Perseo e di Medusa, perfetto monito contro le sciatterie – esistenziali e letterarie. “Per tagliare la testa di Medusa senza lasciarsi pietrificare, Perseo si sostiene su ciò che vi è di più leggero, i venti e le nuvole”, ricapitola nella (vera) prima lezione; e tanto potrebbe bastare a sostenere le ragioni della leggerezza, forse. Ma a Calvino interessa riprendere la storia come la racconta Ovidio per insistere su un dettaglio che la fretta indurrebbe a trascurare: dopo aver tagliato la testa mostruosa, per non rovinarla con la sabbia, anziché gettarla rapidamente via e correre ad altre imprese, Perseo si premura di renderle soffice il terreno con foglie e ramoscelli, che a contatto con la mostruosa appendice si trasformeranno in coralli di cui le ninfe verranno a adornarsi. E, dice Calvino, la leggerezza di cui Perseo è l’eroe è tutta qui, in questo gesto “di rinfrescante gentilezza” verso l’essere mostruoso che proprio la sua levità astuta ha reso vulnerabile. È un passaggio così bello della lezione, questo, che mi sembrerebbe sciocco sciuparlo con commenti o parafrasi. Spero solo che possa servire a ricordarci di leggere Calvino: non solo perché non ha finito di dire quel che ha da dire, ma soprattutto per non fargli dire quello che lui non ha mai detto. Oppure, per giocare con l’idea, terrificante e realistica per ogni scrittore, che le metamorfosi delle loro parole vivono nelle interpretazioni e pure nell’infedeltà; ma che i testi resistono, labili come scritti nell’acqua, suadenti come detti a voce, accessibili a chiunque e segreti per ognuno.

Lezioni americane: Sei proposte per il prossimo millennio di Italo Calvino

La "Leggerezza", la "Rapidità", l'"Esattezza", la "Visibilità", la "Molteplicità" dovrebbero in realtà informare non soltanto l'attività degli scrittori ma ogni gesto della nostra troppo sciatta, svagata esistenza.

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Il visconte dimezzato di Italo Calvino

«Nella guerra tra Austria e Turchia del 1716, il visconte Medardo di Terralba viene colpito da una cannonata turca in pieno petto e torna a casa dimezzato. Questo truculento inizio dà l'avvio a una fiaba cadenzata come un balletto, nella quale attorno al mezzo-visconte si muovono e s'affannano sudditi più dimezzati di lui: il dottor Trelawney la cui scienza trascura gli esseri umani, il carpentiere Pietrocchiodo che costruisce mirabili ordigni cercando di non pensare che sono forche, l'astratto moralismo dei profughi ugonotti, il decadente edonismo del lazzaretto dei lebbrosi. È una fantasia paga del fuoco di fila delle sue trovate, questa di Calvino, o una pensosa allegoria della condizione dell'uomo contemporaneo sempre "alienato", mutilato, impossibilitato a raggiungere l'integrità, la completezza?

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I racconti di Italo Calvino

"Il libro di racconti cui avrete la bontà di prestare la vostra attenzione non vuol essere altro che la testimonianza di come uno tra coloro che iniziavano nel 1945 i propri esperimenti di letteratura, abbia inseguito, da allora fino ad oggi, il miraggio di cogliere un sapore, un barbaglio, un cigolìo, una cadenza della vita. Questi sono tempi poco propizi alle grandi spiegazioni del mondo come ai grandi romanzi; il segreto dell'universo abbiamo cercato di coglierlo come nelle innumerevoli sfaccettature d'un occhio di formica, come nella vertebra fossile da cui si cerca di ricostruire l'intero scheletro dell'immensurabile dinosauro." Italo Calvino

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Ilaria Gaspari, scrittrice, è dottoressa di ricerca in filosofia presso l'università Paris 1 Panthéon-Sorbonne.Tra i suoi libri: Etica dell’acquario (Voland 2015), Lezioni di felicità. Esercizi filosofici per il buon uso della vita (Einaudi 2019), Vita segreta delle emozioni (Einaudi 2021). Collabora con diverse testate giornalistiche, tv e radio.

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