L’incredibile Rol
Ricorrono trent’anni dalla scomparsa di Gustavo Adolfo Rol, figura tra le più affascinanti e dibattute del novecento.
Dopo trent’anni, rimangono, per molti, tutti i dubbi a cui ci ha abituato il “pensiero debole”, rovescio talvolta sterile della sacrosanta applicazione del pensiero critico: era un illuminato o un impostore? Un “santo” o un ciarlatano? Un imbroglione o un uomo eccezionale, dotato di straordinari poteri psichici? Un Mago, nel senso antico di inizato in possesso di antiche conoscenze, o un semplice mago nel senso moderno di illusionista, mentalista, abile prestigiatore e, in fin dei conti, brillante bugiardo?
Tra la venerazione stupefatta di chi lo ha frequentato e lo scetticismo a priori di chi nega l’esistenza di una qualsiasi dimensione “altra” dalla materia, credo si possa cercare una via più equilibrata.
Iniziamo, in primo luogo a raccontare, brevemente, la sua esistenza: cresciuto in un ambiente colto e agiato (ottenne tre lauree, imparò a suonare il violino e il pianoforte, sviluppò una passione attiva per l’arte sia come pittore che come antiquario), Rol sembrava indirizzato, dopo gli studi di Economia e Giurispridenza, a seguire le orme paterne in una serena carriera bancaria, ma nel 1927 avverrà un’epifania destinata a sconvolgere la sua esistenza (e quella di molti altri): la scoperta di una occulta, e terribile, legge metafisica. Celebre è l’appunto parigino scritto in quella circostanza:
«Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta musicale ed il calore. Ho perduto la gioia di vivere. La potenza mi fa paura. Non scriverò più nulla!».
Questa terribile intuizione trascendentale lo conduce a un periodo di “notte oscura”, per citare i classici della mistica, in cui si ritirerà in convento per tre mesi. Da questa fase, ne uscirà come rigenerato, consapevole dei propri “poteri” psichici (telepatia, chiaroveggenza, bilocazione, levitazione e la capacità di interagire con gli oggetti senza contatto fisico), che comincerà a manifestare in maniera pubblica e gratuitamente, attirando su di sé l’attenzione dei grandi nomi della politica e della cultura: da De Gaulle a Mussolini (perfino Hitler lo cercò con ossessione), da Einstein (si dice) a Padre Pio, ma anche intellettuali come Jean Cocteau, che lo definirà: “L’incredibile Rol, che sarà credibile solo dopodomani”. E, probabilmente, nell’intuizione poetica del proteiforme artista francese si cela una verità: ciò che ora è relegato nei limiti angusti e, spesso, derisori del “paranormale” e dell’occulto, forse un domani sarà spiegabile razionalmente, divenendo un vero e proprio “senso” ulteriore della consapevolezza umana.
Ma la lista di celebrità affascinate da Rol non si esaurisce qui: solo per rimanere in Italia, Fellini (più di tutti), Mastroianni, Alberto Sordi, la famiglia Agnelli, Franco Zeffirelli, Vittorio Gassman, tutti si rivolgevano al “mago” per “saperne di più”.
Erano tutti preda di una fascinazione superficiale? Ricchi annoiati in cerca di un brivido per scuotere le loro serate? O persone intellettualmente vive, scevre da pregiudizi, animate da una sete sincera di conoscenza?
Proprio il rapporto con queste celebrità, illumina la natura del personaggio: pur essendo osannato da molti, e molto influenti, Rol non volle mai fare delle sue capacità un mezzo di fama o di ricchezza, mantenendo un’aura di riservatezza e umiltà. Rigettò con fermezza ogni classificazione come "mago" o "stregone", dichiarando che ciò che manifestava era il frutto di una più profonda comprensione delle leggi della natura.
Dunque, al di là del fascino spettacolare dei suoi “esperimenti”, possiamo fissare un punto: a differenza di molte figure (positive e negative) della spiritualità moderna, Rol non aveva assolutamente il physique du rôle (scusate l’involontario calembour) del “falso guru”.
Non ha mai voluto soldi, non ha mai utilizzato la sua influenza per ottenere favori o vantaggi, anzi, secondo tutte le testimonianze, ha sempre adoperato i suoi “poteri” per fare quello che, con un’espressione ingenua ma di immediata comprensione, potremmo definire “fare del bene”: dal consigliare operazioni urgenti a persone di cui “vedeva” i problemi di salute (per questa sua dote molti illustri chirurghi lo volevano accanto durante le operazioni più delicate) a sconsigliare viaggi che “prevedeva” (correttamente) destinati alla tragedia, fino agli episodi più propriamente eroici, come quando durante la Resistenza salvò due condannati a morte accusati di essere complici dei partigiani; Rol mostrò le proprie “visioni” agli invasori nazisti, rischiando la propria vita in caso di fallimento: disse chiaramente al comandante nazista che i due erano innocenti. Quando il comandante chiese come potesse esserne sicuro, egli rispose descrivendo con precisione il contenuto di una lettera scritta dal comandante alla madre e tenuta in un cassetto ad Amburgo. L’episodio è documentato ufficialmente. e meriterà anche una targa commemorativa nel luogo dove accadde, San Secondo di Pinerolo.
Celebre anche il dialogo con Mussolini, del 1942: Il Duce convoca d’urgenza questo capitano degli Alpini di cui si dice possa leggere il futuro, gli chiede bruscamente come andrà la guerra: Rol gli rivela che andrà male e che gli italiani lo avrebbero allontanato nella primavera del ‘45. Mussolini lo congeda irritato.
La Storia ancora una volta darà ragione a Rol.
Ma se è così tutto chiaro, documentato, testimoniato da diverse voci (alcune anche illustri), perché ci sono ancora dubbi? Sarebbe troppo facile attribuire lo scetticismo scientifico ai pregiudizi di uno scientismo dogmatico in maniera eguale e contraria alla religione. Non è così banale la questione, come sa chiunque abbia provato a dimostrare in maniera razionale la realtà di un piano di dimensione energetica o “spirituale”: il problema di questi “fenomeni” è che, benché sperimentabili empiricamente, per loro natura, non sono replicabili in maniera seriale e metodica.
Quindi, tecnicamente indimostrabili come “legge” scientifica.
Rol incarnò questa contraddizione, nel senso che ne soffrì profondamente.
In occasione del centenario della nascita (20 giugno 1903), il moderno sapiente gnostico Guido Ceronetti scriveva, proprio su La Stampa (giornale di Torino dove entrambi ebbero nascita), un articolo illuminante da par suo, intitolato “Rol e l’inesplicabile”, da cui credo sia utile estrarre alcune considerazioni introduttive: “Rol possedeva indubbi poteri magici e io gli replicavo, quando lo vedevo addolorato e ricalcitrante per la definizione di ‘mago’, che non doveva temere come un disonore di portare quel titolo. Purtroppo il significato di ‘mago’ è stato distorto dal prevalere dell'inglese ‘magician’, per cui mago è l'illusionista, capace di trucchi straordinari. A me il termine ‘paranormale’ non piace perché è linguaggio razionalista, mentre mago, ben al di là della pretesa del dottor Encausse (Papus) che maghi si diventa, solo imparando certe nozioni che riportano alla scienza cartesiana, è ‘occultistico’. Biasimavo (molto amichevolmente) Rol perché si crucciava di non essere ‘riconosciuto’ da Piero Angela e dalla scienza ufficiale, invece di infischiarsene e di sfidarli. A me pareva strano il suo non voler essere totalmente altro dagli schemi dell'ammissibilità scientifica, il suo volere appartenere ad ogni costo a un universo mentale che la misteriosa forza che lo animava metteva in dubbio. (...) Forse, anche, temeva fortissimamente di poter diventare, grazie alle forze incontrollabili che lo agitavano, uno strumento di male. Era certamente sincero quando, quasi gridando, sosteneva di non aver fatto, nella sua lunghissima e tormentata esistenza, ‘altro che del bene’. Era il suo Leitmotiv, questo. L'enigma Rol permane».
Per approfondire una figura così affascinante e complessa, abbiamo selezionato una serie di letture.
Partiamo da Gustavo Rol. La vita, l’uomo, il mistero, di Maurizio Ternavasio, testo uscito in occasione del centenario della nascita, che non solo affronta in modo rigoroso la vasta documentazione degli esperimenti “paranormali”, ma entra nel dettaglio della biografia del sensitivo. Interessante, in particolare, il confronto tra le diverse testimonianze dei personaggi celebri, frequentatori della casa di via Silvio Pellico a Torino, teatro degli incontri in cui Rol mostrava i suoi “poteri”, e il sistematico scetticismo dei detrattori.
Sempre Ternavasio ha dedicato a Rol il testo Gustavo Rol. Esperimenti e testimonianze, più concentrato, come rivela il titolo, sullo studio propriamente empirico delle manifestazioni psichiche (attraversamento di porte e muri, apparizioni in luoghi distanti e materializzazione di oggetti, scrittura e lettura a distanza, chiaroveggenza spesso applicata anche in campo medico e molto altro)
Un testo fondamentale per approfondire la figura di Rol è senza dubbio quello che più raccoglie la sua diretta voce: «Io sono la grondaia...». Diari, lettere, riflessioni, a cura di Catterina Ferrari. Il titolo nasce da dichiarazione rilasciata da Rol durante un’intervista: «Io debbo necessariamente agire con spontaneità, quasi “sotto l’impulso di un ordine ignoto”, come disse Goethe. Mi sono definito “la grondaia che convoglia l’acqua che cade sul tetto”». Una metafora molto centrata, che ben riassume anche il valore, vorremmo dire, filosofico della figura roliana: al di là del “credere” o meno, il concetto cruciale della visione di Rol si fondava sulla visione dell’uomo come elemento ricettivo, canale, ponte di energie e intelligenze superiori. Una visione non distante da quella della cosiddetta filosofia perenne, di alcuni maestri orientali e occidentali, che si iscrive armoniosamente nella tradizione del pensiero esoterico, sui rapporti tra macrocosmo e microcosmo umano, tra universo e corpo sottile: appunto, come disse a Roberto Gervaso nella celebre intervista del 1979, «Nei miei esperimenti è la psiche a far da "grondaia" allo spirito.»
Un contributo di grande interesse è quello di Paola Giovetti (assieme a Franco Rol, di cui parleremo tra poco) saggista e scrittrice dalla intensa prolificità, particolarmente versata negli ambiti della ricerca energetica e miracolistica, che nel libro Gustavo Adolfo Rol. Con lettere, diari e testi inediti non solo ricostruisce in maniera appassionata la biografia del protagonista, ma in un qualche modo intende ricompensare, come dichiarato dall’autrice, il danno, a suo sentire, sostanzialmente denigratorio che Rol sentiva di aver subito dalle campagne avverse di alcuni divulgatori scientisti (Piero Angela in primis, come guida del C.I.C.A.P.).
Sicuramente, l’autore che più si è speso per ricostruire in maniera accurata, ed elogiativa, l’enigmatica figura del “mago” torinese, è il cugino Franco Rol.
Sono diverse le pubblicazioni a sua firma, tra cui: Rol, L’illuminato, testo sicuramente improntato a un approccio pressoché agiografico, fin dal titolo, eppure sicuramente prezioso per la mole di ricordi, testimonianze dirette, citazioni originali, confidenze e, soprattutto, per la capacità di rievocare l’atmosfera irripetibile degli incontri in cui si tenevano i famosi “esperimenti”.
Sempre Franco Rol ha pubblicato il libro, forse, più interessante sulla figura del cugino per un pubblico non avvezzo alle esplorazione nei territori dell’occulto: Fellini e Rol. Una realtà magica.
Ben noto e grande fu, infatti, l’impatto che il sensitivo ebbe sul genio della visione cinematografica (e non poteva essere altrimenti): i due si incontrarono negli anni ‘60 e l’influenza di tale incontro fu tale che il regista affermò negli ultimi anni che la sua vita si divideva in “prima di Rol” e “dopo Rol”. Non è un caso che alcune delle sue più celebri definizioni (tra cui quella da lui disapprovata di “mago”, “Io non conosco che un Grandissimo Mago: Dio”, scrisse in una lettera del ‘65) siano proprio da attribuire a Fellini: “l’uomo più sconcertante che io abbia incontrato. Sono talmente enormi, le sue possibilità, da superare anche l’altrui facoltà di stupirsene”. Rol, dal canto suo, scrisse nel 1980 del cineasta: «mi accorsi di quanto acuto fosse lo sguardo del suo “terzo occhio” e di quale abissale fantasia la sua mente fosse capace». Rol, in un certo senso, incarnava in carne e ossa tutti gli elementi della poetica felliniana: il mistero, l’incanto, la magia come ponte verso l’Inconscio e l’Assoluto, il senso del gioco come metafora del rapporto con l’esistenza.
Di Franco Rol ricordiamo anche Resuscitazioni. Da Lazzaro a Rol per le edizioni dell’Età dell’Acquario (il libro forse più occulto e inquietante della sua produzione, come rivela il sottotitolo), la corposa antologia di saggi (di vari autori) Il simbolismo di Rol e la serie imponente, in più volumi, L’uomo dell’impossibile. Esperimenti, prodigi, miracoli di Gustavo Adolfo Rol.
In questa breve carrellata, ricordiamo anche un testo particolare come Gustavo Rol. Arte e prodigio di Maria Luisa Giordano, dedicato a un aspetto meno noto, ovvero quello dell’arte pittorica: Rol, infatti, era uso immortalare la sua visione dell’Assoluto in quadri che rivelano, a detta di alcuni esperti, un talento notevole, una tecnica non indifferente, oltre che ovviamente a una potente e ispirata concezione estetica.
Un aspetto da chiarire, per gli scettici soprattutto, era la distanza dichiarata di Rol dall’occultismo più becero (disse di “detestare” lo spiritismo, com’è correntemente inteso) come espresso in uno dei suoi pensieri: «Lo spiritismo, inteso come la pratica sin dallo scorso secolo, deve essere considerato alla sola stregua di un esperimento scientifico, non mai come una manifestazione di cose soprannaturali. Se l’uomo crede di potersi mettere in relazione con l’anima di altri uomini previssuti, sia pure attraverso lo speciale stato fisiologico di un “medio”, s’illude».
In conclusione, credo che uno degli apporti più significativi alla ricerca filosofica non convenzionale di Rol sia la “scoperta” del concetto di “spirito intelligente”(o meglio ri-definizione di un concetto antichissimo): «Ogni cosa ha il suo “spirito”: una pietra, una foglia, un oggetto, anche le cose apparentemente inanimate. Vede questo lapis? Ebbene, la ragione di essere e la funzione di questo lapis rimarranno registrate nella storia dell’universo».
Come scrive Pier Vittorio Formichetti in un bell’approfondimento pubblicato sul sito Pagine Filosofali: “Molte delle operazioni paranormali da lui avviate, infatti, coinvolgevano lo «spirito intelligente», che – precisava – «non è l’anima – soffio divino che alla morte si libera del corpo e torna a Dio – ma quel qualcosa di particolare che rimane sulla Terra, come una fotocopia della scheda segnaletica personale, comprendente funzioni e pensiero, dell’individuo. Questo “spirito intelligente” può essere ancora operante dopo la morte della persona. Sovente a me è accaduto di venire in rapporto con “spiriti intelligenti” di persone viventi». Lo «spirito intelligente» presuppone che le tracce della personalità, dei vissuti e delle azioni di ogni persona, sia vivente sia defunta, restino presenti, e potenzialmente operanti, su un piano metafisico in quanto residui di esistenze reali. Rol dichiarò nel 1979: «Ho creduto di impazzire quando scoprii che esistevano in me le memorie di uomini vissuti 4000 anni fa»; nella lettera al fratello Carlo del 1 maggio 1951 scrisse: «Nulla si distrugge, ma tutto si accumula; ogni cosa rimane operante, Dio e i suoi pensieri essendo la medesima cosa, e noi parte di Dio»; intervistato nel 1977 dichiarò: «Ogni cosa ha il suo “spirito”: una pietra, una foglia, un oggetto, anche le cose apparentemente inanimate. Vede questo lapis? Ebbene, la ragione di essere e la funzione di questo lapis rimarranno registrate nella storia dell’universo».
Come chiunque abbia un minimo di confidenza con la letteratura mistica ed esoterica può confermare, non si tratta di una “novità”: Rol non ha fatto che ridefinire concetti presenti in tutte le tradizioni spirituali (dallo yoga alla sapienza greca, dalla gnosi alla qabbalah), ma ha avuto il privilegio di poter esperire quella dimensione su piano empirico (benché scientificamente indimostrabile).
Che lo si approcci con lo stupore poetico di Fellini, con lo spirito avanguardista di Cocteau, con lo scetticismo depresso di Gassman o con l’entusiasmo devoto dei suoi seguaci, Gustavo Adolfo Rol rimane, a trent’anni dalla scomparsa, una figura da approfondire ed esplorare.
L'ultimo mago
È la notte di Capodanno del 1960 e, in un lussuoso appartamento affacciato sul parco del Valentino, un gruppo di persone siede attorno a un tavolo. L’aria è quasi elettrica e nessuno osa emettere un fiato. Aspettano l’inizio di quelli che il padrone di casa chiama «esperimenti» ma che per chi è lì hanno un valore inestimabile, metafisico, soprannaturale. Gustavo Rol ha l’eleganza garbata e poco esibita di chi cammina con naturalezza in qualunque stanza del mondo, e il pubblico pende dalle sue labbra. Solo un uomo lo guarda con sospetto, è sicuro che ci sia un trucco e vuole svelarlo.
Visualizza eBookFellini & Rol Una realtà magica
Negli anni ’60 Federico Fellini conobbe Gustavo Adolfo Rol, un enigmatico personaggio dotato di po-teri inesplicabili che ebbe un profondo impatto su di lui, tanto da affermare negli ultimi anni che la sua vita si divideva in “prima di Rol” e “dopo Rol”. Il libro ripercorre per la prima volta la loro amicizia e l’influsso che Rol ebbe su alcuni film di Fellini, mettendo in luce numerosi elementi biografici di entrambi mai svelati prima.
Visualizza eBook«Io sono la grondaia...». Diari, lettere, riflessioni
L’unica autentica testimonianza di Gustavo Rol a cura di Catterina Ferrari. Gustavo Adolfo Rol è considerato un grande maestro spirituale occidentale, un vero Illuminato; una figura leggendaria e carismatica, circondata da una fama internazionale che resta viva a quasi trent’anni dalla sua scomparsa. Rol, anche se con grande discrezione, ha avuto una profonda influenza sui personaggi centrali della nostra epoca, e ha lasciato un’eredità importante presso tutti coloro che si interessano di spiritualità.
Visualizza eBookAdriano Ercolani si occupa da oltre vent’anni dei rapporti tra cultura occidentale e orientale. È tra i fondatori deI movimento internazionale Inner Peace, collabora al progetto filosofico Tlon e pubblica regolarmente interventi e approfondimenti su numerose testate.