Oscura e celeste. Conversazione con Marco Malvaldi
«Siamo in un momento di crisi, Galileo, di crisi nera come il morbo che ci attanaglia. Ne usciremo, se e quando ne usciremo, solo grazie al nostro ingegno, giacché di risorse materiali ce ne sono sempre meno. In queste condizioni, l’ultima persona da cui ho bisogno di venire deluso siete voi» (p. 214).

Marco Malvaldi, 2023
Il Seicento non è affatto un buon secolo per l’Europa, sconvolta sia dalle guerre, con tutte le conseguenze del caso, sia dalla peste (la stessa raccontata da Manzoni, per intenderci). L’epidemia colpisce anche l’area fiorentina, dove è ambientata la storia di Oscura e celeste, un nuovo giallo a sfondo storico creato da Marco Malvaldi ed edito da Giunti, entrato in fretta in classifica.
L’azione si svolge nel 1631, anno in cui Galileo Galilei sta aspettando l’imprimatur da parte della censura per pubblicare l’opera che lo renderà ancor più famoso, ovvero il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. È un uomo ormai anziano e acciaccato il Galileo che ci viene presentato, ma non è certo privo di ironia, di determinazione e di fame di sapere. Se da un lato assistiamo a cosa sta avvenendo ai vertici del potere e della Chiesa, dall’altro – che occupa anche la maggior parte della narrazione – seguiamo Galileo per le vie di Arcetri, dove si trova il convento di San Matteo. Lì il protagonista non va solo a trovare le sue figlie, suor Maria Celeste e suor Arcangela, che hanno preso i voti per mancanza di soldi per la dote e con fede ben diversa, ma anche per risolvere un caso.
Nelle prime pagine del romanzo, infatti, viene trovata una professa morta, ai piedi della torre: che si sia suicidata? Secondo alcune consorelle, la professa era solita occuparsi di pratiche demoniache, facendo esperimenti vietati dalla Chiesa. Dunque, forse, il senso di colpa…
Eppure qualcosa spinge Galileo, con l’aiuto di altri personaggi, a indagare e gli verranno in aiuto proprio le sue conoscenze in ambito scientifico e matematico. Con ironia, ora presente nelle battute di Galileo ora nelle parti del narratore intrusivo, Marco Malvaldi torna al giallo storico con un testo che per molti versi sa farsi irriverente, oltre che godibilissimo.
Le curiosità sul romanzo sono tante e ringraziamo l’autore che ha risposto ad alcune nostre domande.

Oscura e celeste
L’Europa è in guerra, le risorse scarseggiano ed è in corso una pandemia: no, non stiamo parlando di attualità ma dell’anno 1631. A Firenze la peste infuria, il Granduca dà disposizioni per limitare i contagi ma c’è chi sa trarre beneficio dalle situazioni di emergenza...
Visualizza eBookPartiamo dall’ambientazione: cosa la colpisce di più della Firenze seicentesca che ha scelto di raccontare?
Una delle cose più ganze che ho trovato è la corrispondenza, nel corso di una epidemia, tra i comportamenti dei fiorentini del ‘600 e quella degli italiani del 2020. Noi per uscire durante il Covid noleggiavamo il cane ai vicini oppure, siccome gli sportivi professionisti erano semiliberi, tiravamo fuori la tuta acetata del liceo per fingere di prepararci a improbabili maratone… fatta la legge, si cerca l’inganno. La sensazione è sempre quella che le regole riguardino qualcun altro.
Uno dei protagonisti di Oscura e celeste è Galileo Galilei: quanta responsabilità ha avvertito e quanto, invece, si è sentito libero, avendo scelto di scrivere un romanzo?
È una bella domanda. Io ho provato a risolverla separando due cose: il rispetto della realtà storica, quando disponibile, e la fantasia più indecente laddove la storia lo permetteva. Il mio problema principale, per esempio, è che io tendo ad essere lievemente volgare. Per fortuna Galileo era un toscanaccio, e quindi sboccato anche quando parlava di scienza: nel descrivere il principio di relatività in una lettera, dice testualmente ‘prova a slacciarti i calzoni e cominciare a orinare mentre corri, e vedrai che il getto non ti bagna addosso ma si dirige in avanti con veemenza come se tu fussi fermo…’
Il Galileo del suo romanzo si trova in un momento particolare della sua vita: sta aspettando notizie sulla possibilità di stampare senza censure il suo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Perché possiamo considerare quest’opera decisamente rivoluzionaria?
Innanzitutto perché è un’opera divulgativa: non è destinata ai sapienti, ai dotti, ma alle persone che sanno leggere. Non contiene novità scientifiche, ma solo una loro esposizione il più possibile comprensibile. Ed è scritta in italiano, non in latino. Era dai tempi di Lucrezio che non si vedeva un’opera del genere.
Anche le figlie di Galileo hanno un ruolo fondamentale nella vicenda: ce le vuole descrivere?
Galileo aveva due figlie, Virginia (suor Maria Celeste) e Livia (suor Arcangela), entrambe mandate monache per insufficienza di dote; la prima era dotata di sincera vocazione, ed amava il padre teneramente. Purtroppo tutta la vocazione era andata a lei: Livia, la secondogenita, ne era completamente priva. Di conseguenza odiava la propria vita il monastero e il resto del mondo, padre compreso.
Quanto di suor Arcangela e di suor Maria Celeste è tratto da fonti e quanto è romanzato?
Di suor Maria Celeste sappiamo molto grazie al suo epistolario, pubblicato da Salerno; lei e il padre si scrivevano con notevole frequenza, anche se a noi sono rimaste solo le lettere della suora, quelle di Galileo sono state bruciate dopo la condanna, per non essere trovata in possesso di carte compromettenti, non è chiaro se sia stata lei stessa o la badessa. Di suor Arcangela sappiamo solo quello che viene scritto dalla sorella, che è inevitabilmente parziale; dai registri del convento, però, appare piuttosto chiaro che all’interno del convento era relegata spesso in ruoli di secondo piano.
Il mondo della censura viene da lei raccontato sempre con sguardo ironico. Quali letture consiglierebbe a chi volesse approfondire questo tema?
Noi possiamo ironizzarci perché possiamo permetterci di dire quasi tutto, per fortuna; ci sono tantissimi bei libri sull’argomento. Per esempio Infinitamente piccoli di Amir Alexander, che tratta di come all’epoca di Galileo venne censurata una teoria matematica di un suo allievo, Buonaventura Cavalieri, che è stata alla base del calcolo infinitesimale sviluppato in Inghilterra da John Wallis e Isaac Newton. La lettura migliore da un punto di vista formativo è la bellissima biografia di Galileo di Pietro Greco, intitolata Galileo. L’artista toscano. Anche la libertà di poter dire qualsiasi cosa senza riscontro però ha i sui lati negativi: qui il consiglio di lettura quasi obbligato è Non pensare all’elefante, di George Lakoff.
Non di rado ironizza sull’ostentazione di conoscenza da parte di chi in realtà era decisamente ignorante. Ad esempio, a pagina 27 leggiamo: «Tra gli umani, insomma, nessuno aveva capito bene cosa stesse succedendo. Ma, come spesso capita, ci fu chi si convinse di aver capito tutto; non sorprendentemente, era tra quelli che avevano capito ancor meno della media». Possiamo sostenere che oggi l’ignoranza sia diminuita, a suo vedere, o semplicemente è più “mascherata”?
Credo che il problema stia proprio lì, nella facilità di comunicare disgiunta dalla facilità di valutare l’affidabilità del messaggio. Mi spiego meglio, estremizzando: nei paesi e nelle città, se sei lo scemo del villaggio tutti sanno che sei lo scemo del villaggio e quindi nessuno ti dà retta. Su YouTube uno scemo del villaggio di Ahwahnee in California può facilmente comunicare con gli scemi del villaggio di tutti gli Stati Uniti. È molto facile oggi, grazie a Internet, costruirsi una pseudoconoscenza superficiale, adatta solo ad essere indossata, ad uso degli altri, per fingerci esperti di discipline che in realtà non conosciamo. Purtroppo non è così facile distinguere l’esperto autentico da quello farlocco; inoltre, spesso degli esperti autentici di una disciplina cadono nell’errore di parlare di altre discipline a loro apparentemente vicine, dicendo delle cazzate aberranti. Abbiamo sentito, tanto per dirne una, parecchi virologi parlare di epidemiologia, ma le due cose sono completamente diverse, e riguardano aspetti e sistemi diversi. E competenze diverse. L’epidemiologia è una branca della matematica, la virologia è biologia…
Nel romanzo ha fatto collimare due sue grandi passioni: quella per le scienze e la matematica e quella per un mistero da risolvere. Infatti una professa è stata ritrovata morta ai piedi di una torre del convento e alcuni personaggi, tra cui Galileo, indagano per comprendere cosa sia realmente accaduto. Come ha lavorato per poter fondere le conoscenze scientifiche e matematiche a una prosa che risultasse semplice anche ai non addetti ai lavori?
Per prova ed errore, cercando di semplificare il linguaggio e facendo esempi finché tutti gli editor non mi dicevano che avevano capito. La matematica si capisce molto meglio usando esempi ed analogie del mondo fisico. Anche qui, mi sono stati utilissimi dei libri didattici, quelli bellissimi di Anna Cerasoli. Mister quadrato è un piccolo capolavoro di divulgazione per le scuole elementari, ma anche tanti adulti possono leggerlo rimanendo piacevolmente soddisfatti.
Dicevamo del mistero… Il mistero c’è e porta a interrogare tutti i presenti. Solo che i presenti sono uomini e donne di Chiesa e tutti o quasi hanno qualcosa da nascondere. Inutile dire che il pensiero corre molto facilmente al Nome della rosa: ha letto il capolavoro di Eco? Cosa ne pensa della sua recente trasformazione in graphic novel con i disegni di Milo Manara?
Ho letto Il nome della rosa a 14 anni e ne sono rimasto incantato, credo sia il libro giallo più affascinante e riuscito del secolo. Non ho visto la graphic novel, ma conoscendo Milo Manara tenderei a pensare che abbia fatto una meraviglia. Mi è piaciuto tantissimo anche il film di Annaud degli anni ‘80, mentre lo sceneggiato televisivo con John Turturro era imbarazzante.
Fin dalle prime pagine mi ha sorpreso e divertito trovare un narratore palese che spesso commenta quello che sta avvenendo e non manca mai un sorriso sui personaggi. È nata da subito questa scelta o l’ha maturata durante la scrittura? Con quali obiettivi?
Mi sono sempre piaciuti i film con la voce fuori campo, e credo di aver più o meno consapevolmente cercato di portare questa atmosfera nei libri; lo faccio sempre nei libri storici, da Odore di chiuso, che è del 2011. La discrasia, l’incoerenza tra la voce contemporanea e la narrazione del tempo secondo me crea un effetto comico da cartone della Warner, quando succedono cose contrarie alle leggi della fisica.

Oscura e celeste
Marco Malvaldi torna al giallo storico riportando in vita il padre della scienza moderna: un toscano verace, amante del vino e della tavola, incline alle facezie ma capace di volgere il proprio straordinario ingegno alla conoscenza, consegnandoci gli strumenti attraverso cui pensare il futuro.
Visualizza eBookGloria M. Ghioni vive e lavora tra i libri da anni: dopo aver conseguito il dottorato di ricerca in Scienze dei Sistemi Culturali (Filologia italiana e Critica letteraria), oggi è insegnante di Lettere al liceo scientifico, fondatrice e amministratrice di Criticaletteraria.org, collabora con «TuttoLibri» de «La Stampa», col sito del Libraio.it, oltre che con il blog di Kobo. Ordinata nel suo disordine, pensa che ci sia sempre spazio per un libro in più.