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Otto libri per l’Otto Marzo

Di Rosa Carnevale • marzo 10, 2022

C’è un bel documentario (visionabile anche sulla piattaforma di streaming Infinity) in programmazione nelle sale di alcuni cinema indipendenti italiani in questi giorni. Si tratta di Il terribile inganno, lungometraggio girato dalla regista catanese Maria Arena che racconta in prima persona un viaggio nel movimento femminista italiano di Non Una di Meno iniziato l’8 marzo 2017 e terminato l’8 marzo 2020.

Il film è l’occasione per riflettere in maniera più ampia sul ruolo delle donne oggi, un viaggio di conoscenza fatto non solo di presidi, manifestazioni e cortei, ma anche di una presa di coscienza, una sorta di svelamento che dovrebbe interessarci, indistintamente dal genere di appartenenza. Siamo tutti ostaggio di un “terribile inganno”, infatti. Anzi, di numerosi inganni: in primo luogo, l’idea molto poco attuale che certe tematiche, come quella femminista, appartengano a una storia passata, poi che il femminismo sia univoco e non che si debba invece parlare di femminismi al plurale. E, ancora, che il femminismo riguardi unicamente le donne e non l’intera società.

Il terribile inganno, inoltre, per Maria Arena è quello che fa sentire oggi alcune donne privilegiate libere dai problemi del patriarcato. La battaglia è invece ancora lunga e riguarda tutte e tutti. Ogni giorno e per ogni differente scelta e realtà di vita, dalle più oppresse a quelle più fortunate. È proprio Arena a concludere con queste parole, al termine della sua indagine: “Piano piano la parola femminismo ha assunto per me un nuovo significato e si è collegata al presente: sono divenuta consapevole che i diritti conquistati vanno difesi e il cammino non è ancora finito, che essere femminista è una postura necessaria ancora oggi.

Ho intrapreso un viaggio in cui guardo innanzitutto al futuro con un desiderio di cambiamento verso tutto ciò che prima non avevo interrogato”. Madre, moglie, lavoratrice, per la regista il film diventa anche un’occasione per un vero e proprio lavoro di introspezione che, attraverso le domande suscitate dall’incontro con le attiviste di Non Una Di Meno e dalla lettura di libri classici del femminismo, riflette sulla propria vita. Sono proprio questi testi ad aiutare Arena nella presa di coscienza e nella ricerca. È nei libri che scopriamo le vite e il pensiero delle donne ed è attraverso i libri che raccontiamo e propaghiamo i femminismi. Una frase fondamentale della poetessa e scrittrice Audrey Lorde, citata nel film, ricorda: “Non esiste una cosa come la lotta univoca perché non viviamo vite univoche. L’obiettivo non è cambiare la situazione complessiva, ma quel pezzo di oppressione che abbiamo in ciascuno di noi”. Se c’è una traccia che può aiutare tutti noi in questa battaglia, raccontandoci le varie soggettività e le battaglie che ogni giorno vengono portate avanti nel mondo, è proprio la parola scritta. I testi che segnano la strada, le parole che denunciano, le storie che aprono gli occhi su vissuti che non conosciamo possono fare da guida. In una parola, per essere veramente femministi, bisogna farsi condurre dai libri che raccontano l’esperienza delle donne, le loro lotte, che amplificano la loro voce. È ancora Maria Arena a dire nel film: “Occorre rintracciare quel sapere di donne che confermano il legame delle donne tra loro. Perché è così importante che le donne formino un corpo unico, mi domando?”. Citando la filosofa americana Judith Butler e il suo pensiero sulle questioni di genere, Arena coglie il nocciolo della questione: stabilendo connessioni tra le nostre soggettività, i corpi mettono in luce come ognuno di essi sia strettamente legato agli altri, pur nella loro precarietà e diversità, e come questo legame riesca a imporsi nello spazio pubblico. Butler rimette al centro la lotta e la rivendicazione politica di un noi “messo in atto dall’alleanza dei corpi – plurali, persistenti, agenti, che rivendicano quella sfera pubblica dalla quale sono stati abbandonati” (J. Butler, L’alleanza dei corpi, Nottetempo).

Succede nelle battaglie che portiamo avanti ogni otto marzo, così come ogni giorno dell’anno. Battaglie che, non senza difficoltà e problemi linguistici e di senso, chiamiamo femministe ma che riguardano tutti, indistintamente. La prospettiva femminista è una prospettiva di sguardo sulla società per capire ancora oggi quale strada si debba seguire per poter raggiungere l’uguaglianza e la parità di genere e una giustizia che sembra pericolosamente lontana. Quel potere sociale che chiamiamo patriarcato agisce infatti su tutti, in maniera sempre più subdola, senza risparmiare neanche chi crede di essere al riparo dalle sue ricadute. Basta leggere alcuni passi dei libri di Lorenzo Gasparrini, filosofo e attivista antisessista, per capire che “il femminismo serve anche agli uomini”.

Per ogni uomo il femminismo è un esercizio di libertà. Non si tratta infatti di combattere in nessun modo una guerra tra i sessi, ma di collaborare per distruggere un sistema che alla fine si rivela oppressivo e limitante anche nei confronti degli uomini stessi, imprigionandoli nella rigidità del binarismo di genere e fissando un unico modo corretto e legittimo di essere uomo a cui tutti devono assoggettarsi. “La liberazione femminile – ha scritto l’americana Rebecca Solnit in quel libro fondamentale che è Gli uomini mi spiegano le cose – è stata spesso descritta come un movimento determinato a usurpare o portare via agli uomini il potere e i privilegi. Come se, in uno squallido gioco a somma zero, il potere e la libertà potessero appartenere di volta in volta solo all’uno o all’altro sesso. Ma o si è liberi e libere insieme, o si è schiavi e schiave insieme”. Così, l’otto marzo è una data che ha sempre meno i connotati della festa e che diventa invece ogni anno di più una giornata di lotta, da portare avanti tutte e tutti insieme, a qualsiasi costo. Una battaglia anche interiore, per chi non va in piazza.

E, in questo senso, i libri sono sempre dalla nostra parte, ci raccontano come va il mondo o provano a immaginare come dovrebbe andare. Abbiamo provato a raccoglierne alcuni inserendo anche un racconto per iniziare fin da giovani (la nuova Cenerentola di Solnit) e un manuale per attivare le nostre lenti femministe anche mentre guardiamo film a casa o sul grande schermo dal titolo Lady Cinema. Con l’introduzione di Marina Pierri, lo ha scritto Valentina Torrini, della neonata casa editrice indipendente Le plurali, che di volumi femministi si occupa ormai da un anno circa pubblicando storie plurali, inclusive, curiose. Storie di cui abbiamo sempre più bisogno. Perché “il femminismo è per tutti”, come ci insegna il prezioso volume di bell hooks (rigorosamente scritto minuscolo), pseudonimo di Gloria Jean Watkins, attivista, figura di spicco del femminismo intersezionale e del pensiero radicale afroamericano morta recentemente. Non abbiamo mai avuto così tanto bisogno di questi libri per continuare a lottare.

Il femminismo è per tutti di bell hooks

Che cos'è il femminismo? In questo limpido e agile manuale, pensato per essere letto da chiunque, bell hooks esplora la natura del femminismo e la sua concreta promessa di porre fine al sessismo e all'oppressione di genere. Il femminismo è per tutti aspira a essere uno strumento affinché questo movimento, che è anche una visione del mondo, arrivi a quelle persone che non ne hanno mai sentito parlare, o ne hanno sentito parlare in modo inesatto e fuorviante. Al centro del libro ci sono le relazioni di potere (tra persone bianche e nere, tra classi sociali) e il loro influsso sulle relazioni affettive, di coppia, tra genitori e figli.Immerso nel concreto della vita quotidiana, il testo solleva nodi politici attuali, tra i quali ad esempio il rifiuto di un femminismo che fa dell’Occidente un modello per il resto del mondo, la necessità di ripensare il rapporto tra donne e lavoro in una società in crisi, l’impegno per una conversione femminista degli uomini.

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Non sono sessista, ma... di Lorenzo Gasparrini

La maggior parte delle volte non siamo noi a scegliere le parole che usiamo: il nostro linguaggio, fatto per lo più di stereotipi, modi di dire e luoghi comuni, deriva da una cultura patriarcale preesistente a noi. In questo libro Lorenzo Gasparrini analizza e studia le forme del linguaggio sessista, da dove hanno tratto origine e come sono cambiate negli anni, e come i femminismi abbiano portato avanti su questo tema le battaglie per la parità. Un libro che è una guida per riconoscere il sessismo insito nelle parole che scegliamo di usare, sia esso consapevole o inconsapevole, capire come ci viene imposto e realizzare come possa essere evitato.

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Lo spazio delle donne di Daniela Brogi

Per molti secoli sono state ritenute interessanti solo le opere e i libri degli uomini, mentre le donne sono state addestrate a non avere talento. Sono state silenziate, dimenticate, messe fuori. La soluzione ora è ricostruire l'intero campo su cui si gioca la partita della cultura. La tesi di fondo di questo libro è: come smettere di considerare il mondo solo in termini maschili. Uscire da questa "naturalezza" e da questa "normalità" pregiudiziali non è un obiettivo polemico, ma un'opportunità critica di crescita e di confronto, anche interculturale.

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Il mostruoso femminile di Jude Ellison S. Doyle

Se un mostro è un corpo spaventoso perché fuori controllo, una donna mostruosa è una donna libera dal controllo dell'uomo. Brillante ed enciclopedico, Il mostruoso femminile è un saggio sulla natura selvaggia della femminilità, che viaggia tra mito e letteratura, cronaca nera e cinema horror, mostrando la primordiale paura che il patriarcato nutre da sempre nei confronti delle donne. Da L'esorcista alla dea babilonese Tiāmat, dalla biblica Lilith a Giovani streghe, attraversano leggende e vite dimenticate, Jude Ellison S. Doyle compie un viaggio alla scoperta dell'oscura potenza delle donne, rivendicando l'orrore come forza creatrice, capace di rompere le catene millenarie dell'oppressione patriarcale.

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Lady cinema di Valentina Torrini, Marina Pierri, Hanna Maria Suni

Quando ci mettiamo comode per vedere un bel film, vogliamo divertirci, essere stimolate, immergerci in altre vite. Ma come vengono rappresentate le donne nel grande schermo? Perché sembra spesso che le personagge siano stereotipate e create a favore dello sguardo maschile? Che ruolo hanno le donne dietro e davanti alla macchina da presa? Per essere delle cine-spettatrici più consapevoli dobbiamo allora indossare un bel paio di lenti femministe. Da Alice Guy, regista del primo film narrativo nel 1896, al New Queer Cinema, passando per la Feminist Film Theory, Lady Cinema è una guida brillante sulla storia delle donne dietro e davanti allo schermo.

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Dalla parte di lei di Alba de Céspedes

«La storia di un grande amore e di un delitto»: così l'autrice stessa definì Dalla parte di lei. Narratrice e protagonista è Alessandra Corteggiani che in questo lungo memoriale rievoca le proprie vicende familiari e personali per raccontare - rigorosamente "dalla parte di lei" - la storia italiana degli anni a cavallo tra fascismo, Resistenza e ricostruzione. Spicca in particolare il personaggio della madre, suicida per amore, di cui la figlia rifiuta di ripetere il destino. Mandata dal padre presso i parenti in un remoto paesino dell'Abruzzo con la speranza che faccia suo il dovere della sottomissione, Alessandra cresce invece sempre più consapevole della "questione femminile" e determinata a ottenere per le donne lo stesso rispetto tributato abitualmente agli uomini.

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D’amore e di lotta di Audre Lorde

Per la prima volta in traduzione italiana, questa antologia dà spazio alle poesie di amore e di lotta di una poeta, Audre Lorde, che ha saputo intrecciare le storie del proprio vissuto personale con le voci collettive dei movimenti femminista, Lgbt e delle persone di colore. Con il suo potente linguaggio poetico, Lorde ci regala istantanee della realtà filtrate attraverso uno sguardo acuto e mai distaccato. Nei suoi versi erompe il racconto di una donna Nera, lesbica, madre, guerriera, poeta, il cui linguaggio è intriso di ognuna di queste parti e dell’intersezione di tutte. Per questo il canto di Audre Lorde arriva a tutte e tutti noi, abbracciando la realtà da un punto di vista situato e proiettandosi oltre, fino a cambiare il nostro modo di guardare il mondo.

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Cenerentola libera tutti di Rebecca Solnit

Una delle fiabe più amate di sempre riscritta dalla paladina del femminismo contemporaneo. C’era una volta una bambina di nome Cenerentola, costretta a servire una crudele matrigna e due indifferenti sorellastre. Finché un bel giorno incontra la sua fata madrina, va a un ballo e conosce il principe. È la fiaba che tutti conosciamo, ma è solo l’inizio di questa storia. Qui Cenerentola vuole farsi degli amici, imparare a non rinnegare il suo passato, a migliorare il presente e a realizzare i suoi sogni senza aver timore di chiedere aiuto agli altri. In sella al suo cavallo pomellato e con una fetta di torta sempre pronta da offrire, insegna a tutti la libertà di scegliere.

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Rosa Carnevale (1983), giornalista. Ha collaborato con Artribune, L'Officiel, Rolling Stone Italia, Zero, Grazia.it.



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