Una piccola formalità. Conversazione con Alessia Gazzola

Alessia Gazzola (foto: Yuma Martellanz)
Crescere significa accettare di essere cambiati e di continuare a cambiare: lo scoprirà presto Rachele, la nuova protagonista di Alessia Gazzola in Una piccola formalità (Longanesi). Fin dai tempi del liceo, Rachele è rimasta nel nido tiepido del suo rapporto di coppia con Alessio; rassicurata da un legame saldo, ha potuto concentrarsi sulla sua carriera come giornalista in una rivista femminile.
Le cose stanno però per mutare bruscamente, sia a livello sentimentale sia familiare, e non è detto che anche l’ambito professionale non ne resti influenzato. La notizia della morte di suo zio Massimo e le pressioni di suo padre perché lei rifiuti la presunta eredità mettono Rachele davanti a un bivio: fidarsi e rinunciare a scatola chiusa o indagare per scoprire cosa rende suo padre tanto deciso?
Inutile dire che anche Rachele, come le altre protagoniste di Alessia Gazzola, non intende perdere un’occasione per svelare segreti e ficcanasare nelle vite degli altri. E non solo in quella di suo zio Massimo! Infatti, ad aiutare Rachele c’è Manfredi, un suo ex compagno di liceo, oggi notaio, ma un tempo suo acerrimo “nemico”. Manfredi era il provocatore, il compagno di classe affascinante, che sapeva di piacere alle ragazze e non si capacitava che Rachele fosse invece interessata ad Alessio.
Per spiegarci ancor meglio quanto i diversi personaggi – Rachele, Manfredi e Alessio – siano cambiati, Alessia Gazzola ritaglia all’interno della narrazione principale pagine di flashback sul loro ultimo anno di liceo. E anche lì le rivelazioni si susseguono, lasciando i lettori stupiti e con il desiderio di voltare pagina per scoprire se e come quegli episodi del passato si rifletteranno nel presente.
Abbiamo intervistato Alessia Gazzola perché chi meglio dell’autrice può svelarci al meglio i segreti nascosti nel suo libro?

Una piccola formalità
«C'è sempre qualcosa di allegro e malinconico insieme nelle protagoniste di Alessia Gazzola, nel loro muoversi con naturalezza fra il rosa e il giallo, figlie tanto di Jane Austen e Agatha Christie quanto di Sophie Kinsella e Alicia Giménez-Bartlett.» (La Stampa)
Visualizza eBookDovendo presentare la tua nuova protagonista ai lettori, quali qualità e vizi rendono Rachele speciale?
Rachele è una ragazza molto affidabile, leale, onesta ed è una persona di buone maniere, anche se non ha tante amiche, perché si è chiusa nella sua storia di coppia. All’inizio della storia è un po’ precisina e rigida, per il suo vissuto non è molto comprensiva nei confronti degli altri. Nel corso della storia Rachele compirà un percorso che la porterà a mettersi in gioco molto, e questo significherà anche imparare ad ascoltare di più gli altri.
Rachele scrive per Chic&Glam, una rivista femminile a cui tiene molto, e vorrebbe fare carriera, ma il percorso è accidentato: ci racconti molto bene le gioie e dolori del giornalismo contemporaneo. Il mondo delle riviste femminili ti attira quanto attira Rachele?
Sì, sfogliare le riviste rappresenta un momento privato, tutto per me: non le leggo mai tutte in una volta, ma torno a prenderle e a leggerle, godendomi quei minuti per me. Pensandoci, ho dato a Rachele un po’ della mia passione per le riviste: anche in passato, nella saga di Alice e in quella di Costanza ho riversato molto di me, a cominciare dal mio percorso di studi. Con Rachele mi sono chiesta: cosa abbiamo in comune? Fermo restando che caratterialmente Rachele è molto lontana da me (forse la Rachele adolescente e io abbiamo in comune qualcosa in più), mi sono chiesta: quali sono i nostri punti di contatto? Anche se io sono ovunque in tutto il libro e puoi sentire la mia voce persino nei personaggi secondari, volevo trovare qualche punto di contatto con la protagonista. Poi, certo, Rachele lavora in quel campo, mentre il mio è solo un hobby. In ogni caso, mi piaceva il fatto che Rachele avesse una carriera incentrata su argomenti non troppo impegnati (le candele più chic, i reali inglesi, un po’ di gossip,…).
Cogli degli aspetti critici di questo mondo giornalistico?
Il mio non è certamente un libro in cui faccio critica sociale, però si trova un atteggiamento critico verso alcuni aspetti della comunicazione online: mi fanno pensare, ad esempio, i titoli sensazionalistici per acchiappare un click… I social hanno cambiato la comunicazione.
A proposito di comunicazione… In linea con le tendenze dei trentenni di oggi e con il mondo giornalistico che frequenta, Rachele inserisce spesso nei suoi articoli prestiti e calchi dall’inglese. Come vivi la presenza di anglismi nella tua vita quotidiana?
Ho un buon rapporto con gli anglismi, non mi disturbano. Per quanto ami moltissimo la ricchezza semantica e la musicalità dell’italiano, alla lingua inglese riconosco una grande efficacia, perché in una sola parola è racchiuso un concetto intero, mentre noi italiani tendiamo a usare perifrasi e ad allungare la frase. Di conseguenza, un termine inglese di tanto in tanto, quando serve, può essere effettivamente utile a comunicare in modo diretto un concetto. Detto questo, la bellezza della nostra lingua resta insostituibile. Se uso termini provenienti da altre lingue (anche dal francese o dallo spagnolo, non solo dall’inglese), lo faccio solo quando è funzionale al discorso.
Nella prima parte dell’opera (non stiamo facendo spoiler!), Rachele ammette di trovarsi in una coppia ormai paludata. Ciononostante, fa molta fatica a pensarsi senza il suo compagno Alessio, perché ormai il loro è un rapporto speciale e i due sono legatissimi. Quali sono i rischi di una relazione duratura come la sua, fin dai tempi del liceo?
Secondo me, non è tanto un problema di durata; nella sua storia, Rachele si era adagiata, perché si sentiva amata e protetta. Alessio era la persona preferita di Rachele, colui che la capiva fino in fondo. Quindi Rachele non era consapevole di tutto quello che le mancava, finché non è stata costretta ad aprire gli occhi. È stato proprio Alessio a farle notare che non era normale che lui fosse diventato ormai il suo migliore amico.
Come è stato raccontare questa storia?
Ero molto curiosa: non solo perché questa vicenda facesse da assist a una rinascita sentimentale e sessuale di Rachele, ma volevo raccontare come tu cresci con una persona e cambi nel corso degli anni. La relazione, anche se resta un luogo estremamente confortevole, può diventare una gabbia, all’interno della quale ti senti però al sicuro, per cui non percepisci che ti manca qualcosa, a cominciare dalla libertà. Rachele infatti non avrebbe mai fatto il primo passo nel lasciare Alessio. Eppure Rachele, che ne fosse consapevole o meno, era pronta quanto lui a una svolta. Nei primi giorni, comprensibilmente, sta malissimo, però poi se lo dice: “Tutto sommato l’ho presa molto meglio di quanto avrei mai potuto credere!”.
Nel romanzo ci presenti sia il passato che il presente: il passato di Rachele, di Alessio e di Manfredi durante l’ultimo anno di liceo, ma anche il passato dello zio Massimo. Questo romanzo vive anche tanto di presente. Il passato pare funzionale alla svolta di vita di Rachele e dei suoi compagni di classe…
Raccontare tutta quella parte legata all’ultimo anno di scuola doveva per forza rispondere a una ragione narrativa specifica, altrimenti sarebbe rimasta fine a sé stessa, slegata dalla storia. Invece qui ripercorrere il passato porta circolarmente al presente, ovvero sia Rachele, sia Alessio sia persino Manfredi alla fine chiudono il cerchio. A scuola ci si forma veramente tanto e possono succedere eventi che ti condizionano e ti porti dietro anche da adulto. Rachele non ha dei bei ricordi: ha legato solo con due persone, non è riuscita a entrare in contatto con gli altri (specialmente con Manfredi, che per lei rappresentava la trivialità e la superficialità). In tanti portiamo con noi certi condizionamenti, a volte molto potenti, fin dai tempi della scuola. Nello specifico, Rachele, Alessio e Manfredi condividono anche un ricordo drammatico: la morte di una compagna di classe, a cui ognuno è correlato in maniera diversa. Questo trauma non è mai stato superato davvero e allo stesso modo altri episodi sono rimasti in sospeso. Tornare a raccontare quei momenti è funzionale a spiegare il presente e, anche, a fare i conti con ciò che è rimasto in sospeso.
E poi c’è un omaggio al passato connesso a Massimo, lo zio di Rachele, di professione antiquario. Anche l’antiquariato è un pezzo della vita di Alessia Gazzola che entra nel romanzo?
Sì, non resisto appena vedo una bancarella, un negozio di antiquariato, un rigattiere,… Mi sono dovuta dare un freno solo per motivi di spazio, ma la passione c’è! Quindi sì, nella scelta della professione di Massimo ha trovato spazio una mia passione. E, d’altra parte, in questo libro torna un po’ tutto il mio mondo.
Stando al padre di Rachele, la figlia dovrebbe rinunciare senza alcun dubbio all’eredità di Massimo. “Sei consapevole che potrebbe essere potenzialmente rognoso entrare in contatto con i creditori di tuo zio?”. Questo però apre a segreti di famiglia: certo che le tue protagoniste sono sempre piene di curiosità!
Vero, non si fanno mai gli affari propri. Trovo molti punti di contatto tra Rachele e Angelica di Un tè a Chaverton House (Garzanti, 2021), perché anche lei portava avanti delle indagini relative a questioni famigliari poco chiare. Per me questa componente accende la fantasia. Anche quando leggo i libri degli altri, amo il voler cercare scheletri negli armadi di famiglia.
“Quando gli occhi si abituano al buio, il viso che mi sembra di vedere è quello di Manfredi a scuola, durante quelle infinite ore condivise senza capire niente di lui“. Capita spesso durante l’adolescenza, sui banchi di scuola, di etichettare un compagno o una compagna, senza prendersi davvero la briga di conoscere gli altri. Rachele pensa di sapere tutto di Manfredi, ma non è così…
Ci sono passi relativi all’ultimo anno del liceo in cui Rachele pensa che Manfredi stia interpretando un ruolo: lui è belloccio, ha successo con le ragazze e quindi si abitua abbastanza presto a esercitare il proprio fascino e questo alimenta il suo essere un gradasso. Tante altre qualità vengono effettivamente messe in ombra dal suo comportamento. Accade facilmente, soprattutto da adolescenti, quando non si ha ancora una personalità ben definita. Anni dopo, per Rachele Manfredi è ancora quello che la infastidiva durante le ore di fisica, quando la professoressa li metteva insieme a fare esperimenti, con la speranza che Rachele spronasse il compagno in difficoltà. In realtà, negli anni Manfredi ha compiuto un suo percorso, pur portandosi ancora dietro la sicurezza di essere bello, però è maturato, addirittura più di Rachele. E per lei questo è un colpo. Quando lo rivede e per un attimo si ricorda com’era Manfredi quando condividevano le ore di fisica. Invece, in realtà le cose sono cambiate e non ci vorrà molto perché se ne accorga con sgomento.
Cosa consiglieresti ai nostri lettori più giovani, che magari sono ancora sui banchi di scuola o che li hanno lasciati da poco?
Tutti noi, in ogni momento della nostra vita, possiamo diventare la versione migliore di noi stessi. Ciò che siamo a sedici o diciott’anni non è scritto nella pietra. Quindi se anche ci facciamo una reputazione a scuola, qualsiasi essa sia, abbiamo tutta la vita davanti per diventare ciò che realmente vogliamo.

Una piccola formalità
Rachele sa bene che cosa va di moda e che cosa no, ed è da sempre una grande esperta dei trend del momento al punto che l’ha reso il proprio lavoro: nella Milano più divertente, tra un aperitivo con gli amici nell’ultimo locale aperto e un evento privato, lei scrive di lifestyle su una testata online di successo. Quindi se di eredità, atti notarili e faccende giuridiche connesse non ne sa nulla è ampiamente giustificata. Per esempio: perché mai dovrebbe fare come vuole suo padre e rinunciare a scatola chiusa all’insolita proprietà che suo zio le ha lasciato?
Visualizza eBookGloria M. Ghioni vive e lavora tra i libri da anni: dopo aver conseguito il dottorato di ricerca in Scienze dei Sistemi Culturali (Filologia italiana e Critica letteraria), oggi è insegnante di Lettere al liceo scientifico, fondatrice e amministratrice di Criticaletteraria.org, collabora con «TuttoLibri» de «La Stampa», col sito del Libraio.it, oltre che con il blog di Kobo. Ordinata nel suo disordine, pensa che ci sia sempre spazio per un libro in più.