Verso un'ecologia della letteratura
Il termine antropocene, nonostante i dibattiti sulla sua imprecisione, è entrato a pieno titolo nel nostro linguaggio per segnalarci un’urgenza: siamo ormai consci, come specie e come società, di essere diventati una vera e propria forza geologica, in grado di alterare l’ecosistema del pianeta Terra. E sappiamo anche che il cambiamento climatico, di questo passo, porterà a condizioni difficili per la vita in generale. Perciò sentiamo l’urgenza di ripensare la nostra relazione con gli altri esseri viventi e di riformulare il concetto stesso di Natura.
In questo senso, negli ultimi anni, ci si è pronunciati molto, tanto da portare il problema all’attenzione pubblica mondiale. Così, anche l’editoria italiana ha iniziato a interessarsene, pubblicando moltissimi testi sul tema. Proviamo qui a tracciare una mappa per orientarsi nel mare magnum di quella che chiameremo nuova letteratura ecologica.
Ovviamente i libri che trattano di ecologia, più o meno apertamente, sono potenzialmente infiniti. Si potrebbe partire dai testi sacri dell’antichità fino ad arrivare ai saggi dei filosofi contemporanei più influenti, come Timothy Morton, Donna Haraway o Vicienne Despret. Alcune delle opere che nomineremo sono quindi risalenti al passato prossimo o addirittura remoto, forse perché finalmente possono trovare l’attenzione giusta per entrare nel discorso pubblico, o semplicemente poiché acquistano nuovi significati nel contesto attuale, rispondendo all’urgenza di cambiamento di cui sopra.
Una delle più interessanti collane nate negli ultimi anni è fuor di dubbio "Animalia" di Adelphi, dove troviamo i memorabili reportage di Carl Safina, i saggi di Peter Godfrey-Smith sull’intelligenza degli animali, vicino ai classici di Bernd Heinrich e di Edward O. Wilson.
Anche Aboca da anni pubblica libri sull’argomento, alternando, anche in questo caso, testi di autori del passato, da Carlo Linneo a Rachel Carson, a libri attualissimi, come quelli di Fritjof Capra, Rebecca Giggs o Patrick Roberts.
Qualche anno fa è nata una preziosa collana per Contrasto che si chiama Tracce. Sono libri insoliti, sperimentazioni: testi e immagini che dialogano per raccontare «animali, piante, boschi e mondi selvaggi». Qualche mese prima nasceva "This Land", la collana di Black Coffee di libri sul paesaggio americano, nella quale è in corso anche la pubblicazione di alcuni inediti di Barry Lopez, probabilmente lo scrittore più importante all’interno della tradizione statunitense del reportage naturalistico. E poi ancora: "Habitus", la collana di Derive Approdi che ha ospitato i libri di Gilles Clément; Piano B che ha tradotto i diari di Thoreau, i libri di John Muir, Aldo Leopold, e tanti altri; e infine menzioniamo la Biblioteca antropologica di Meltemi diretta da Andrea Staid.
Se prendiamo sul serio la necessità impellente di prendere coscienza del fatto che, come scrive Staid, «per cambiare il mondo da un punto di vista ecologico e sociale, e per salvarci dal disastro, è necessario un modo differente di guardare e pensare alla “natura”», allora non dovrebbe sorprenderci la notorietà di studiosi come Stefano Mancuso o Emanuele Coccia.
Ed è da questa stessa esigenza che è nata la collana Terra di nottetempo, sotto il segno di un libro che è stato e sarà fondamentale in questi anni: La caduta del cielo. Parole di uno sciamano yanomami, il volume che raccoglie l’inestimabile testimonianza di Davi Kopenawa. A seguire sono stati pubblicati libri di grande interesse, come Sulla pista animale di Baptiste Morizot, che racconta del tracciamento degli animali selvatici come pratica filosofica. Come pensano le foreste. Per un’antropologia oltre l’umano di Eduardo Kohn che è già una pietra miliare della cosiddetta svolta ontologica dell’antropologia contemporanea.
E non possiamo tralasciare il libro rivelatorio di Monica Gagliano, Così parlò la pianta. Un viaggio straordinario tra scoperte scientifiche e incontri personali con le piante, nel quale si illustrano gli studi rivoluzionari dell’autrice sul comportamento delle piante, innestandoli nel suo percorso di vita e legandoli alle sue esperienze con il mondo vegetale e le tradizioni sciamaniche che ha incontrato.
In questo contesto viene pubblicato un libro curioso e intrigante. Lo ha scritto Barbara Bernardini e nasce da una newsletter: "Braccia Rubate", dove si parla di orto e di natura in generale, riunendo insieme tantissime diverse voci ed esperienze. Il libro, difatti, s’intitola Dall’orto al mondo. Piccolo manuale di resistenza ecologica, ed è un vero e proprio diario dell’orto; un po’ sulla scia di di Byung Chul-Han nel suo Elogio della terra. Un viaggio in giardino o del celebre Ho costruito una casa da giardiniere di Gilles Clément. Tuttavia, può essere usato anche come una guida, ma non solo per la cura dell’orto. Il diario è arricchito da un Almanacco degli anni a venire, dove l’autrice raccoglie i propositi per il futuro, e da alcuni Innesti, ovvero dei brani più teorici, nei quali i temi che l’orto fa emergere vengono applicati a ragionamenti più ampi sul modo in cui viviamo il pianeta, facendoci riflettere sull’impatto che le nostre azioni quotidiane possono avere su tutto ciò che ci circonda. Un altro aspetto che rende questo diario dell’orto così affascinante è che sia stato scritto da una persona “comune”. Una persona che sbaglia, che affronta gli ostacoli e a volte cade, che spesso preferisce lasciare perdere e semplificare, che ammette di essere pigra; una persona che non ostenta nessuna conoscenza di una qualche verità rivelata, ma che tramite la sua esperienza con l’orto (per un anno intero, da marzo a febbraio, seguendo il ciclo delle stagioni) cerca di imparare come guardare all’ambiente e a sé stessa da una prospettiva nuova.
Un’altra novità della collana Terra è stata l’introduzione della narrativa, con la pubblicazione del primo romanzo di Francesca Matteoni: Tundra e Peive. Una fiaba contemporanea scritta con una lingua vorticosa ricolma di simboli e analogie, una voce stregonesca che ci chiede di seguire un folletto che cavalca un gatto, per scoprire cosa possono dirci le piante, ferite e ormai in rivolta.
È indubbio che la lente della narrativa possa essere uno strumento privilegiato per immaginare nuovi mondi e futuri possibili, così come è sempre stato.
Oggigiorno, leggere i libri dei nostri contemporanei, di Laura Pugno, di Tommaso Lisa o di Andrea Cassini, può davvero diventare un esercizio importante di immaginazione ecologica, da fare insieme. E in questa direzione mi sembra giusto indicare infine anche un’altra collana: "Il Bosco degli scrittori" di Aboca, dove troviamo voci brillanti del panorama italico come Antonio Moresco, Federica Manzon, Giuseppe Lupo e Mauro Garofalo.
Ci aspetta un mondo a venire ancora difficile da concepire ma molto più vicino di quanto crediamo. Sarà importante avere un’idea di come leggere una cartina geografica, sapere dove guardare per riconoscere la pista, per ritrovare il sentiero verso casa.

La caduta del cielo
La caduta del cielo è uno straordinario resoconto della vita e del pensiero cosmo-ecologico di Davi Kopenawa, sciamano e portavoce dell'Amazzonia brasiliana. Rappresentante di un popolo la cui esistenza è minacciata dall'estinzione, Kopenawa traccia un indimenticabile quadro della cultura yanomami nel cuore della foresta pluviale - un mondo in cui l'antica conoscenza indigena combatte con la geopolitica globale e i suoi interessi mercantili.
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Storie dalle profondità del mare: Ritratto naturalistico della vita dell'oceano
Non saremo mai in grado di vedere il mare e l’incessante lotta per la vita che lì si consuma meglio di come è riuscita a farceli vedere Rachel Carson con la sua abilità narrativa e la sua competenza scientifica. Storie dalle profondità del mare (orig. Under the sea-wind) è il primo libro di Rachel Carson e anche quello che lei ha amato di più. È una cronaca in presa diretta sulla vita delle innumerevoli creature marine che convivono sulla riva e sott’acqua, raccontato osservando da vicino le storie di tre abitanti dell’oceano, un piovanello, uno sgombro e un’anguilla, intrecciate drammaticamente nel continuo flusso e riflusso delle maree.
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Al di là delle parole
Negli ultimi decenni le scienze biologiche hanno ricostruito i tratti evolutivi che ci legano agli altri animali (dai pesci ai primati) sul piano morfologico e genetico. Un risultato già stupefacente, se non fosse che ora – grazie a studiosi della finezza e percettività di Carl Safina – ci avviamo a un salto ulteriore: verificare l'incidenza di quei tratti a livello cognitivo e affettivo-emotivo.
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Così parlò la pianta: Un viaggio straordinario tra scoperte scientifiche e incontri personali con le piante
Muovendosi tra autobiografia e indagine scientifica, Così parlò la pianta ci spinge a considerare le piante non come oggetti, bensì come esseri dotati di soggettività, coscienza e volontà, e dunque capaci di un punto di vista e di una voce distinti. Gagliano racconta i suoi incontri ravvicinati con le piante, ma anche con sciamani delle piante, indigeni che hanno conservato le tradizioni e mistici di tutto il mondo, integrando poi tutte queste esperienze con una rigorosa presentazione delle recenti e importanti scoperte scientifiche sulla comunicazione e la cognizione nel mondo vegetale, ambito di ricerca nel quale lei stessa svolge un ruolo di primo piano.
Visualizza eBookBartolomeo Cafarella ha pubblicato racconti, articoli e saggi su diverse riviste e giornali. Si occupa soprattutto di filosofia dell’animalità, antropologia, storia delle religioni e tradizioni native. I suoi ultimi lavori sono il saggio Il simbolo tace. Il dio fanciullo e l’accordo supremo (DITO publishing, 2020) contenuto nell’omonimo pamphlet, Opera animale. Appunti sul teriantropismo e sulla metamorfosi (Edizioni Volatili, 2021) e uno dei reportage narrativi del libro È giusto che finisca così (CTRL, 2023) incentrato sulla Biblioteca del Lupo in Valchiusella.